Istruzione e competenza
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- Pubblicato Domenica, 27 Gennaio 2013 19:39
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Immaginate qualcuno che vi prende per mano, vi dice qualcosa come “vieni e segui quel che dice che è interessantissimo” e vi porta a sedere in una stanza dove c’è una persona che sta parlando. Questa persona parla di qualcosa che a voi sembra sia, come argomento, interessante come guardare una goccia d’acqua che evapora a temperatura ambiente. Tra l’altro usa termini esoterici come “l’esegesi giuridica delle idiosincrasie legislative paleocristiane” (N.d.R.: interpretazione delle contraddizioni delle leggi del periodo paleocristiano). Dopo un po’ di tempo in cui state cercando i sottotitoli di quel che sta dicendo l’oratore, sembra logico che vi assalga nell’ordine una strana sensazione allo stomaco, una specie di nervosismo isterico, una catalessi profonda, la necessità fisica di non essere lì. E’ ovvio quindi che vi girate verso il vostro vicino e gli chiediate che ore sono. Se è un tipo simpatico dopo trenta secondi avete attaccato bottone e a fine giornata è nata un’amicizia.
Questo è quello che più o meno accade a ogni studente ai giorni nostri. Un bel momento ti viene comunicato che andrai a scuola. La cosa è messa che ti sembra una cosa buona, è un posto dove vanno tutti i bambini, dove si gioca. Da allora praticamente nessuno ti spiega davvero perché ti trovi a scuola.
Quando andavi a scuola in una bottega artigiana, nei tempi andati, per imparare a fare il vasaio era chiarissimo il fatto che chi ti stava insegnando aveva l’obbiettivo di farti diventare un vasaio competente (competente inteso come persona in grado di fare una cosa possibilmente meglio degli altri). Nella società di oggi è difficile comprendere come avere imparato cosa è un polinomio (un tipo di calcolo algebrico) sia direttamente necessario per essere competenti in qualcosa. La scuola in genere si ritrova oggi ad avere come scopo più o meno dichiarato l’istruire lo studente. Ma l’istruzione è solo il passo che precede la competenza (occorre essere istruiti su una cosa per poter essere competenti in quella cosa) ed è questo che rende la scuola di oggi inadeguata o, per meglio dire, fa percepire dalla gente la scuola come inadeguata.
Abbiamo uno scopo sbagliato. Istruire non è assolutamente sbagliato ma se l’istruzione non è legata a un fine abbiamo fatto metà del lavoro. E’ come nel gioco del calcio avere lo scopo di portare la palla nell’area avversaria invece di avere lo scopo di portarla oltre la riga dentro la porta avversaria.
Questo lo riscontriamo nel momento in cui un giovane studente si trova a cercare lavoro. Il principale cerca una persona che sappia tenere i conti della propria azienda. I candidati hanno come unica “certificazione” di competenza un diploma o una laurea. Quello che si verifica oggi è che il principale sa già che non assumerà una persona competente se assume un giovane appena uscito di scuola, ma avrà bisogno di un lungo tirocinio e non gli sarà di aiuto nemmeno notare con che voti ha terminato gli studi.
Se la scuola avesse preparato persone competenti il principale avrebbe assunto una persona che nel giro di un mese avrebbe lavorato a pieno ritmo nella sua azienda.
E’ evidente che nonostante la buona volontà di quanti operano nel campo dell’istruzione c’è molto spazio per migliorare.
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